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Nel panorama attuale, le aziende affrontano una crescente pressione per adottare pratiche sostenibili. La sostenibilità non è più solo una tendenza, ma una necessità per garantire la competitività e la reputazione a lungo termine.
Con l’introduzione della Direttiva Europea CSRD e l’aumento delle normative nazionali, come il Decreto Legislativo 254/2016 in Italia, le imprese devono affrontare sfide complesse e opportunità significative.
Per molte aziende, la sostenibilità è ancora un concetto nebuloso, con poche indicazioni su come iniziare o migliorare i propri processi.

Le problematiche aziendali nella gestione della sostenibilità

Molte aziende si trovano impreparate di fronte alla complessità delle nuove normative sulla sostenibilità. La mancanza di competenze specifiche e la difficoltà nell’interpretare e implementare le direttive europee e italiane rendono arduo per le imprese conformarsi ai requisiti. Questo può portare a una rendicontazione inaccurata, a sanzioni, mettendo a rischio la reputazione e la redditività dell’azienda.

Il rischio di non essere sostenibili

Non affrontare tempestivamente queste sfide può comportare rischi significativi.
Le aziende che non si adeguano rischiano di essere penalizzate sul mercato, di perdere investitori e clienti, e di affrontare multe salate. Inoltre, l’assenza di un approccio sistematico alla sostenibilità può significare non sfruttare appieno le opportunità di miglioramento operativo e di mercato offerte dalla sostenibilità, come l’ottimizzazione delle risorse, l’innovazione dei processi e l’accesso a finanziamenti verdi.

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Una consulenza esperta per la sostenibilità aziendale

Per risolvere queste problematiche, è fondamentale affidarsi a consulenti esperti in sostenibilità aziendale.
Gaia Mussi, responsabile AD MELIUS per la gestione delle attività sulla sostenibilità per le aziende, ci offre una panoramica dettagliata su come affrontare queste sfide. Con la sua esperienza e competenza possiamo aiutarvi a navigare nel complesso mondo della sostenibilità, garantendo conformità normativa e miglioramento delle performance aziendali.

Intervista a Gaia Mussi: La chiave per comprendere la sostenibilità aziendale

Domanda 1: Quali sono i primi passi che un’azienda dovrebbe intraprendere per iniziare il percorso verso la sostenibilità?

Il primo passo fondamentale è la formazione. È essenziale che il personale aziendale comprenda cosa sia la sostenibilità e perché sia importante.
Questo può essere fatto attraverso corsi di formazione specifici sulle leggi e norme di riferimento, come la Direttiva Europea CSRD, e sugli standard di rendicontazione.
Questa Direttiva ha introdotto, tra le altre cose, l’obbligo di reporting di sostenibilità per molte aziende, e l’impatto è più grande di quanto si possa pensare.
Va ricordato infatti che le imprese soggette a rendicontazione devono includere nel loro report informazioni relative alla catena di fornitura, il che significa che anche le piccole e medie imprese, che non sono ancora direttamente coinvolte dalla nuova direttiva, saranno indirettamente interessate.
A livello operativo, invece, è possibile partire anche dalla conduzione di un’analisi di ESG (Environmental, Social, Governance) per capire a che punto si trova l’azienda e identificare le aree di miglioramento.

Domanda 2: Può spiegare l’importanza dell’ESG Assessment e della Gap-Analysis?

L’ESG Assessment e la Gap-Analysis sono strumenti fondamentali per valutare le prestazioni attuali dell’azienda in termini di sostenibilità. Questo processo consente di identificare le lacune rispetto agli standard richiesti e di capire quali sono le aree su cui concentrarsi. Inoltre, permette di definire un piano d’azione concreto, con obiettivi chiari a breve, medio e lungo termine, e di confrontarsi con le pratiche dei competitor per restare competitivi sul mercato.

Domanda 3: Report di sostenibilità e stakeholders: cosa è importante sapere?

Gli stakeholder svolgono un ruolo importante nel processo di definizione dei temi materiali. In altre parole, è necessario coinvolgere gli stakeholder, ascoltare le loro esigenze e aspettative, valutare gli impatti delle attività aziendali e integrare queste informazioni nella strategia di sostenibilità. Questo non solo aiuta a rendere il report più completo e trasparente, ma rafforza anche la fiducia e la collaborazione tra l’azienda e i suoi stakeholder.

Domanda 4: Come si scelgono gli standard di rendicontazione e i relativi KPI?

La scelta degli standard di rendicontazione e dei KPI (Key Performance Indicators) dipende dalle specificità dell’azienda e dal settore in cui opera. È importante selezionare gli standard più appropriati in base alle normative vigenti e alle esigenze degli stakeholder. Con la nuova direttiva CRSD, comunque, è stato dato l’incarico a EFRAG di definire gli indicatori per la rendicontazione. Gli ESRS sono in fase di ultimazione e ne sono già stati rilasciate alcune parti. Chi non è obbligato dalla CRSD alla rendicontazione, così come avveniva in passato, può fare riferimento anche ad altri standard, come i GRI.
Al di là degli standard, i KPI devono essere rilevanti, misurabili e in grado di riflettere le performance dell’azienda in tutte le aree della sostenibilità, inclusi gli aspetti ambientali, sociali e di governance.

Domanda 5: Quali sono le sfide principali per il report di sostenibilità?

Una delle sfide principali è la raccolta di dati accurati e completi. Questo richiede un sistema strutturato di raccolta e gestione dei dati, spesso supportato da strumenti digitali come schede excel o software dedicati. È fondamentale che i dati siano verificabili e coerenti con gli standard scelti. Inoltre, la collaborazione tra i vari dipartimenti aziendali è essenziale per garantire che tutte le informazioni rilevanti siano incluse nel report. Si tratta di un lavoro lungo, che va mantenuto nel tempo e reso “quotidiano”. I dati di cui si parla, sono davvero molti.

Domanda 6: Come si definiscono gli obiettivi di sostenibilità a breve, medio e lungo termine?

Ogni report deve, sulla base della rendicontazione effettuata, porre anche le basi per ciò che verrà. Gli obiettivi di sostenibilità, nello specifico, sono definiti in modo chiaro e realistico, in linea con la visione e la strategia dell’azienda. Si possono “classificare” come:

  • A breve termine, gli obiettivi possono includere la conformità alle normative e l’implementazione di pratiche sostenibili di base.
  • A medio termine, si può puntare all’ottimizzazione dei processi e al miglioramento delle performance ESG.
  • A lungo termine, l’obiettivo è creare un valore condiviso, migliorare la reputazione aziendale e garantire la sostenibilità economica e ambientale.

Domanda 7: Quali servizi aggiuntivi possono supportare le aziende nel loro percorso di sostenibilità?

Oltre alla redazione del report di sostenibilità, offriamo servizi aggiuntivi come l’impaginazione grafica del report, la definizione di piani strategici per il miglioramento della sostenibilità e l’implementazione di sistemi di qualifica dei fornitori. Questi servizi aiutano le aziende a comunicare meglio i loro risultati, a raggiungere gli obiettivi fissati e a coinvolgere tutta la catena di fornitura nel processo di sostenibilità. Alla base di tutto, c’è un completo supporto al Cliente, con un accompagnamento completo nelle attività, realizzando un servizio su misura per le specifiche esigenze. Si definiscono insieme i confini e gli obiettivi e si imposta di conseguenza tutto il lavoro necessario.

Domanda 8: Come vedi il futuro della sostenibilità aziendale in Italia e in Europa?

Il futuro della sostenibilità aziendale in Italia e in Europa è promettente, ma richiede impegno. Le normative stanno spingendo le aziende verso una maggiore trasparenza e responsabilità. Questo crea opportunità per innovare, migliorare le performance e creare valore a lungo termine. Credo che sempre più aziende comprenderanno l’importanza della sostenibilità non solo come un obbligo normativo, ma come una strategia vincente per il futuro.

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